Ella Wishes You a Swinging Christmas - InEsergo

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25 Dicembre 2018 - Musica

Terapia in musica per fuggire le nevrosi ed evocare il Natale

Ella Wishes You a Swinging Christmas   
  
E dunque è Natale. Nel massimo rispetto di chi oggi celebra la venuta del Cristo in questo mondo, InEsergo preferisce tuttavia spostare la propria attenzione sull’origine pagana e astronomica di questa magica festività, celebrata già dai nostri antenati in epoca preistorica e protostorica. La festa del Sol Invictus, nel contesto delle celebrazioni legate al solstizio d’inverno, segna la rinascita del sole e della luce, appena dopo la sua fase più debole e flebile, quando la notte raggiunge la massima estensione e il giorno la minima. Il 25 dicembre la nostra stella risorge, il male viene simbolicamente sconfitto e le giornate tornano ad allungarsi. In epoca moderna, l’antica usanza di scambiarsi regali – frutto probabilmente di un rito pagano romano – è divenuta simbolo di una società edoconsumistica, volta alla mercificazione non solo dell’essere umano e delle sue tradizioni, ma anche degli aneliti più spirituali. Dunque, mentre la natura energeticamente svolta, le settimane antecedenti al Natale assumono le sembianze di un vacuo rincorrere il nulla, mortificante, nel disperato tentativo di armeggiare con la felicità, in un florilegio di tachicardie, sorrisi affettati e vuoti da colmare paranoicamente a ogni costo. Il diario di bordo di una nave sballottata da flutti rabbiosi, tristemente percepiti come inevitabili.

Può la musica liberarci da questo immondezzaio? Dipende. Come sempre, c’è musica e musica. Non appena si varca la soglia di un qualsiasi centro commerciale si viene quasi abbracciati da suadenti melodie plastificate, scelte con cura sulla base di indagini di mercato e volte unicamente a portarci in una condizione psicologica idonea alla spesa, bypassando acutamente le normali remore psicologiche e facendo leva – soprattutto in questo periodo dell’anno - sui sentimenti e il rispetto per le tradizioni. Sembrano scenari distopici eppure si chiama neuromarketing. Lo conferma una ricerca condotta dall’Università Bocconi di Milano, secondo la quale, in estrema sintesi, la musica in negozio può aumentare lo scontrino medio dal 2% al 10%. Grazie a Dio (o al Sol Invictus – se preferite) c’è però anche la grande musica. Quella che ha il potere di scacciare le miserie e, come in questo caso, indurci a intravvedere un Natale meravigliosamente atipico.

Ricondurre tutto a un unico nome spacciandolo come la sola scelta possibile sarebbe sbrigativo e oltremodo forzato. Per cui si intenda questo Ella Wishes You A Swinging Christmas come la scelta di chi scrive tra le molte (ma non troppe) possibili. Si tratta del ventesimo album della divina Fitzgerald, registrato curiosamente in estate e poi uscito a ridosso del Natale newyorchese del 1960, quasi sessant’anni fa. Un altro mondo e soprattutto altra musica. Dodici brani dei compositori del Great American Songbook, da “Jingle Bells” a “White Christmas”, da “Let it Snow” a “Winter Wonderland”, riarrangiati a colpi di terzine da Frank De Vol (che aveva già collaborato con il mastodontico Nat King Cole) e la sua straordinaria orchestra. Se i dischi a tema natalizio pubblicati in precedenza da altri autori miravano a incensare la solennità festiva con arrangiamenti soffusi ed edulcorati, qui ascoltiamo una prova di forza del miglior swing fruibile in quegli anni, capace davvero di prendere giocosamente possesso del battito del piede scacciando come un raggio luminoso il cono d’ombra delle peggiori nevrosi. Appena un paio di ballad per riprendere fiato e tributare il focolare domestico nell’intimità del ricongiungimento famigliare tipico di queste giornate (“What Are You Doing New Year's Eve?” e “The Christmas Song” – già proposta in 45 giri l’anno prima) e poi via, concedendosi perfino una virata verso New Orleans con un vecchio bluesaccio – “Good Morning Blues” - il cui testo si fa portavoce dell’unico desiderio di un amore disatteso, che a Santa Claus chiede solo un dolce e forse insperato epilogo. Subito dopo la commovente versione di “White Christmas”, che chiude il disco, provate ad andare alla finestra e osservare il frenetico divagare cittadino o lo scintillio tintinnante delle luci colorate che addobbano insegne e palazzi: se percepirete anche solo un tiepido moto del cuore allora la missione sarà compiuta, pure quest’anno ce l’avrete fatta. La musica vi avrà salvati ancora.  


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