Tempi tossici
Viviamo tempi tossici dominati dalla paura, dall’ansia e dalla confusione. Soffocati da una politica servile e prona a interessi che ci sfuggono sempre, in cui confini e valori sono solo pretesti per alimentare povertà e ricchezza dove si vuole, quando si vuole e quanto si vuole.
E c’è un’epidemia che sovrasta tutte le altre in modo pervasivo: il tifo. Che non è quell’infezione che prende la pancia, ma quella condizione psicologica che ci porta a schierarci ancora prima di aver capito di cosa si sta parlando. Bombardamenti mediatici, mistificazioni giornalistiche quotidiane attivate con un click contemporaneamente in tutto l’Occidente creano questa falsa coscienza collettiva che non capisce più niente di storia, arte, scienza, geopolitica. Un mondo triste che abbindola con false mete e falsi miti sia progressisti sia conservatori, traghettandoci in un Truman Show sempre più violento e pervasivo. Perché più l’uomo cerca di difendersi da tutto questo e più il sistema della paura e dello sfruttamento economico stringe le sue tenaglie.
Viaggia nel mondo una sterminata volontà di potenza che, mentre fabbrica mostri ed eroi da consumare in fretta, smantella ogni minimo virgulto di radice culturale e valoriale, dove chi pretende di vivere senza avere legami personali o obblighi generazionali viene a farti la morale su quanto inquina la tua caldaia, dove l’inconscio e la percezione soggettiva si sostituiscono a natura e cultura. Un mondo dove vale tutto, purché consumi e spendi tutto quello che hai (ma in modo “etico”, mi raccomando!), dove trogloditi semianalfabeti che non conoscono nemmeno le date delle guerre mondiali o del crollo del muro di Berlino ti impongono il loro regime di pulsioni recondite e pretendono di avvilupparti nella loro logica del carpe diem.
Viviamo nell’era delle negazioni assolute e delle cancellazioni cosmiche. Si negano per via ideologica e non fattuale le basi della genetica, trasformando in stereotipo ciò che è naturale. Via gli uomini e le donne, avanti gli aggregati biologici socializzati (loro malgrado) come uomini o come donne. Poco importa se i primi prendono a mazzate le seconde negli sport di contatto, se un preadolescente può avviare la transizione di genere e snaturare la sua pubertà senza il consenso dei genitori, se i figli si possono comprare inaugurando nuove forme di schiavitù di genere, se puoi avere due padri o due madri o se, uscendo dai binari, finisci giù da un ponte. L’autodeterminazione sancisce l’apoteosi del nichilismo. Viva l’aborto al nono mese (con relativo smercio di tessuti e organi) e viva il suicidio di Stato (con relativa provvidenziale contrazione delle spese sanitarie, così magari si comprano più armi). È incredibile come da un lato si abolisca ogni forma di trascendenza santificando esclusivamente le soddisfazioni materiali, mentre per confezionarle e giustificarle si ricorra ostinatamente a congetture psichiche, legittimando il pericoloso esito che la realtà è quella che si pensa e non quella che è.
Si inventano nemici planetari per scatenare guerre e stravolgere equilibri, economie, ecosistemi, identità, generazioni. In nome della paura si sottraggono porzioni di libertà intellettuale e fisica con la collaborazione del popolo vittima del conformismo di massa. La facilità con cui l’affaire Covid 19 ha permesso di resettare i mind-set di intere nazioni deve aver sorpreso gli stessi orchestratori del nuovo regime globale, che ovviamente ci hanno preso gusto. E allora via col green e poi via con l’Ucraina. Si procede per tentativi: il tema che attecchisce diventa mainstream e su questo si fabbricano montagne di business per indurre nuovi bisogni alla scimmia nuda, ammaestrata e coatta.
Ma niente di tutto questo sarebbe realizzabile senza un allineamento preoccupante dei media e senza una devastazione sistematica e generalizzata dei programmi scolastici di ogni ordine, in particolare per ciò che riguarda le materie umanistiche. Tutto ciò che arricchisce culturalmente, insegnando a fare uso delle arti retoriche e dialettiche, tutto ciò che insegna a valutare, confrontare, analizzare, tutto ciò che riguarda l’apprendimento delle conoscenze artistiche, filosofiche, storiche: stop. Tutto finito, tutto vecchio. Esiste solo il presente. L’uomo è ridotto a una dimensione e a un unico fumoso obiettivo: la felicità. Con il corollario della fuga dalla noia e da quei momenti in cui potrebbe pensare a come l’hanno ridotto e tentare un riscatto.
Ho fatto ancora in tempo a frequentare una scuola in cui si poneva come esempio negativo quel monarca per il quale “Dopo di me il diluvio”. Beh, dopo 40 anni mi trovo a prendere atto che questa è esattamente la filosofia che impera. Ogni fuga in avanti, o indietro per catapultarsi più avanti, è rigorosamente bandita, punita, offesa. Perché non basta essere diversi, bisogna essere tutti “ugualmente” diversi e cioè profondamente mediocri. Ma non mi piace questa mentalità, non voglio aderirvi, non voglio trasmetterla a nessuno. Ridatemi Ettore di Troia, Leonida, Spartaco, Giovanna d’Arco, Tommaso Moro, Pietro Micca, Enrico Toti, padre Kolbe, Falcone, Borsellino, Don Puglisi, Livatino, Dalla Chiesa. Ridatemi la dignità dei modelli forgiati nel sacrificio. Agli ugualmente diversi e mediocri lascio la luce pulsata, la farina di grilli e le tartarughe addominali ritoccate con le app.