Il diritto alla "protezione del clima" - InEsergo

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05 Ottobre 2024 - Attualità

L'esperienza delle KlimaSeniorinnen
 
Il diritto alla "protezione del clima"
 
Neanche gli Dei possono nulla contro la stupidità umana
Friedrich Schiller


01/11/1986: il disastro di Muttenz
 
Poco fuori Basilea, nella cittadina di Muttenz, lungo le sponde del Reno (che in quella zona segna il confine tra Svizzera e Germania), si trova il complesso industriale di Schweizerhalle. Il giorno di Ognissanti del 1986 un vasto incendio e le susseguenti operazioni dei Vigili del Fuoco per estinguerlo provocarono un disastroso sversamento chimico dall’impianto della Sandoz, colosso dell’agrochimico ivi ubicato.
 
Il Reno, invaso da tali sversamenti tossici, divenne color rosso e l’anguilla europea, tipica proprio del fiume Reno, subì una moria senza precedenti.
 
Da quell’evento, di pochi mesi susseguente allo shoccante disastro di Chernobyl, una rinnovata e battagliera coscienza ambientalista si sviluppò in larga parte della popolazione svizzera.
 
Le KlimaSeniorinnen Schweiz e la sentenza della CEDU
 
09 aprile 2024: dopo 5 anni di iter giudiziario, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha riconosciuto tra essi quello alla protezione del clima. Una sentenza senza precedenti perché ingloba questo diritto in quelli, più ampi e già previsti, alla vita privata e famigliare e alla giustizia.
 
Ovviamente, in Italia questo tipo di notizie non fa… notizia! E allora c’è voluto l’annuale Festival Suq di Genova, tenutosi nel capoluogo ligure dal 14 al 23 giugno scorsi, per far salire alla ribalta della cronaca (risate in sottofondo) questo passaggio che, potenzialmente, potrebbe avere risvolti enormi per le cittadinanze dei Paesi Europei (il condizionale è, ahinoi, d’obbligo). Il Suq ha infatti organizzato un incontro con Norma Bargetzi-Horisberger, la portavoce, per la Svizzera Italiana, dell’associazione che quella sentenza l’ha ottenuta: e cioè l’Associazione Anziane per il clima (KlimaSeniorinnen, circa 2600 gagliarde donne, tra le quali si annoverano diverse plurinovantenni!).
 
Norma è una simpatica signora, classe ’55, che, come altre sue compagne, vive ai piedi delle Alpi. E si fa parlare da ciò che le sta intorno. La montagna, appunto. E i ghiacciai, oramai sempre più ridotti a causa della crisi ecoclimatica. Pochi ambienti terrestri come il montano possono essere presi a cartina di tornasole per comprendere quanto l’agire umano funga da fattore decisivo in questo processo. Fattore ulteriormente ribadito, se mai ce ne fosse stato bisogno (ma forse ce n’è bisogno, dato l’alto numero di negazionisti climatici in circolazione), dall’ultimo rapporto sul clima (per la prima volta, realizzato in collaborazione con la World Meterological Organization), pubblicato proprio ad aprile, dal C3S (Copernicus Climate Change Service), il programma dell’Agenzia Spaziale Europea che, tramite le rilevazioni satellitari, si occupa di monitorare l’ambiente e il suo andamento climatico globale. Sul relativo sito (climate.copernicus.eu) si possono ‘apprezzare’ dati, numeri e tabelle (sul breve, medio e lungo periodo) di come l’agire umano stia nocivamente impattando sul nostro Pianeta, con velocità progressivamente crescente, dalla Seconda Rivoluzione Industriale (metà del XIX sec. circa) a questa parte.
 
Il “contenzioso sul clima” come strumento di partecipazione?
 
E a sud delle Alpi? Che si dice? Qualcosa pare bradipescamente muoversi: a Tortona (AL), in occasione della scorsa Festa della Liberazione, è stata invitata proprio Norma a parlare di Resistenza Climatica e nelle principali città italiane, pare, diverse donne si stanno adoperando per organizzare una climate litigation sul modello delle pugnaci anziane svizzere.
 
Ma, cosa ancor più importante, è che l’attivismo climatico, in seno a un più ampio approccio sostenibile del nostro vivere quotidiano, può davvero essere, trasversalmente alle classi sociali e all’età dei cittadini, un serbatoio dove convogliare passione civile e attività concreta di cambiamento. In un contesto come quello in cui viviamo, nel quale la (non) politica ha da tempo abbandonato la missione di raccogliere le istanze e le problematiche del territorio e di dare loro voce nelle istituzioni e nei procedimenti legislativi. Relativamente a ciò, si fa un gran parlare (anzi, ormai nemmeno quello!) circa l’abnorme astensionismo che ammorba le democrazie occidentali (che, in Italia, nelle ultime Elezioni Europee ha superato il 50%), sempre più involute a causa del corto circuito tra rappresentanza e rappresentati: ebbene, l’esempio, concreto e strutturato, delle signore svizzere può fungere da ispirazione, in Italia come altrove, per la gente comune da un lato e dall’altro per futuribili nuove forze politiche che vogliano, seriamente, raccogliere queste istanze per farne il fulcro centrale di una battaglia politica che trovi rappresentanza in Parlamento.
 
E si porti pazienza se alla prima nevicata, o dopo una settimana di intense piogge, leggeremo sui social il politico, o il leone da tastiera di turno che, trumpianamente, scriverà: “Ma dov’è il cambiamento climatico?!? Senti che freddo…guarda che piogge…”.
 
Schiller, come leggiamo in esergo, aveva già capito tutto 250 anni fa…
 
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