La ferita dell'umiliazione
“Ricordati che la causa principale della presenza di qualsiasi ferita proviene dalla nostra incapacità di perdonarci ciò che abbiamo fatto a noi stessi o che facciamo subire agli altri. Ci è difficile perdonarci perché di solito non ci accorgiamo neppure che ci vogliamo male”
Lise Bourbeau
La terza delle cinque ferite evolutive è quella dell'umiliazione e si incarna nella maschera del masochista. Chi vive questo condizionamento si sente inferiore, schiacciato, sminuito. È una ferita profonda accompagnata da un forte disagio che si manifesta principalmente, a livello emotivo, con il sentimento della vergogna e, sul corpo, con tratti morbidi e seducenti.
L'umiliazione nasce tra il primo e il terzo anno di vita ed è solitamente attivata dal genitore che si occupa dell'autonomia e/o della crescita intellettuale del figlio. In particolare, questa ferita si manifesta quando l'adulto ridicolizza o sgrida il bambino di fronte ad altre persone o quando sono stati compiuti abusi sessuali. Alla vergogna si aggiunge il senso di colpa per aver tradito valori familiari e codici di comportamento sociali appresi durante l'infanzia. Ogni qualvolta ci si allontanerà dalla norma ricevuta, il giudice interno parlerà in modo perentorio e spietato, creando un senso di allarme e solitudine faticoso da sostenere.
Quindi, per placare l'ansia di non essere apprezzato e amato, colui che ha tale ferita cercherà sicurezza e rassicurazione, elemosinando il plauso degli altri e prestando molta attenzione all'uso delle parole che esprime e che riceve, considerandole potenzialmente pericolose. Oscillerà pericolosamente nella trappola della colpevolizzazione ritenendosi o responsabile dell'infelicità altrui o, al contrario, sottomesso e triste credendo che gli altri siano causa del suo dolore.
Per riassumere: mentre nella ferita da tradimento la persona cerca di mettersi a servizio degli altri per un desiderio di visibilità, nella ferita da umiliazione la sua azione è motivata dal soddisfare più un bisogno di rilevanza e quindi di apprezzamento.
Così, per la persona con questo condizionamento, diventerà vitale cogliere in maniera sottile e precisa le emozioni altrui. E, per non perdere l'affetto e la stima degli altri, è disposto a sacrificare l'auto-ascolto e la soddisfazione dei propri bisogni sbilanciandosi verso il prossimo.
La libertà è l'aspetto a cui tende ma che allo stesso tempo teme di più: vuole fare ciò che desidera senza essere controllata ma, quando soddisfa pienamente questo valore, esagera e ne diventa dipendente (shopping compulsivo, abuso di alcool, di cibo…). Questa distorsione crea una situazione di forte disequilibrio e sofferenza facendo emergere nuovamente quelle emozioni molto faticose da gestire, principalmente vergogna e senso di colpa, e aumentando il senso di frustrazione e d'impotenza. Il suo pensiero ossessivo, che si può riassumere nella frase non posso essere davvero libero perché altrimenti verrò giudicato ed escluso, si concretizza nella maschera del masochista.
La maschera del masochista
Il masochista è colui che, più o meno consapevolmente, ricerca, perché ne prova piacere, la situazione in cui farsi o fare del male. Tuttavia, dopo aver seguito questo istinto distruttivo e insano, si attivano immediatamente in lui i sentimenti abituali. Rispetto ad altri condizionamenti, i sentimenti prevalenti di questa ferita, sono presenti in tutte le donne in quanto, culturalmente, la figura femminile è stata etichettata come la detentrice del peccato originale.
Il corpo del masochista è generalmente corpulento e piuttosto basso. Anche la forma del viso è tonda, così come gli occhi che appaiono genuini e buoni come quelli di un bambino. Il collo è visibilmente tarchiato tanto da confondersi con la linea delle spalle. La schiena, ampia e forte, simboleggia il carico pesante che il masochista vuole portare per sentirsi generoso e apprezzato. Ciò lo porta a soffrire frequentemente di dolori lombo-sacrali. È possibile però che queste caratteristiche vengano nascoste incarnandosi in un corpo filiforme perché, tutte e cinque le ferite, possono sovrapporsi e intrecciarsi ad altre che sono prevalenti.
L'emozione che si presenta più frequentemente nel masochista è il rimpianto. Questo sentimento nasce dall’aver rinunciato a bisogni fondamentali, privilegiando le richieste altrui (ad esempio, non aver frequentato un determinato percorso scolastico, non riuscire ad avere un lavoro appagante e stimolante, non aver scelto la relazione dei propri sogni…). E, in un circolo vizioso, a ciò si lega nuovamente l’umiliazione e quindi il senso di colpa per non avere seguito i propri interessi e desideri.
Iniziare a portare l'attenzione a tutte le volte che si è attratti da situazioni in cui si può sperimentare nuovamente il dolore dell'umiliazione (sminuendosi, paragonandosi agli altri, o costruendo un'immagine di se stessi sbagliata e negativa) può essere un primo passo per diventare più consapevoli, scegliere strade più amorevoli e sganciarsi da tale maschera.
Amarsi incondizionatamente, abbracciando e ringraziando tutte le nostre parti, anche quelle più vulnerabili e faticose da accogliere, esprimersi onestamente, sentendo e attraversando tutta la paura di perdere la stima e l'affetto altrui, può essere molto doloroso e destabilizzante ma anche la via più funzionale ed autentica per la liberazione del sé e per la completa manifestazione e fioritura della propria essenza.