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25 Marzo 2024 - Storie

Il volto nascosto di un eroe

Mentire come Ulisse
  
Sono passati due anni dall'arrivo dello straniero. Lo sa Zeus se ne abbiamo accolti, vestiti, nutriti, di straccioni come lui; naufraghi, vagabondi. A me, Eumeo, tocca sempre la parte più grossa dell'accoglienza: sgozzare i miei maiali, meglio se piccoli e dolci, e ospitare lorsignori qui da me, nella mia capanna fumosa, come dice il poeta. Che poi io il famoso poeta non l'ho mai visto, né lui me (e come potrebbe vedermi, del resto, se è cieco come dicono?), dunque non capisco proprio chi gli abbia riferito di me e della mia capanna.

Due anni da quest'ultimo, dicevo. Ma ormai non mi fa più compagnia, è ospitato nella reggia, dorme tra cuscini e lenzuola lavate. Una nave di stranieri lo portò qui da noi, povero, senza un soldo. Mi manca. La sera raccontava le storie più incredibili qua, attorno al fuoco, o nei lunghi pomeriggi fuori, sotto le nuvole che corrono nel cielo veloci. Lui fa così: sta zitto tutto il tempo, pensando chissà cosa. Quando meno te lo aspetti, siete sotto un albero e hai sete da morire e senti il prurito dei pidocchi schifosi in testa, e lui attacca a parlare guardando dritto avanti a sé, come se le vedesse, tutte le menzogne che dice; perché è tutta roba inventata.

E' un peccato che il mio padrone sia finito così. Sì, lo sappiamo tutti. E' chiaramemte Ulisse, re di quest'isola, partito anni fa per la guerra, pensato perduto e tornato infine a rivendicare il suo trono. Lui pensa di fregarci, e noi glielo lasciamo fare: io, suo padre - il vecchio Laerte -, sua moglie Penelope. A ognuno una storia diversa. Metone di Mitilene, mercante. Barras, figlio del re di Siria rapito dai pirati. E "Ulisse l'ho visto", e "di Ulisse ho sentito dire che è vivo e sta tornando" e "Ulisse ha preso i tesori di un tempio in Egitto e ha cento navi con sé per portare il bottino a casa, perciò sta tardando". Questo raccontava per darci coraggio.

Ma la cicatrice sopra il ginocchio, inferta da un cinghiale quando andò a caccia la prima volta, col nonno? E come può, solo lui, tendere l'arco di corno, impresa fallita da tutti, più giovani e forti di lui? No, me lo sentivo, che sarebbe tornato, lo sapevo! Ma mi strazia vederlo in questo stato. Avrà preso una botta in testa, lì a Troia, o che altro. Me eccolo, sento gridare! Ora dovrebbe entrare.

"Eumeo, ti sto chiamando da un miglio e non mi senti. Con chi parli?"
"Con i lettori, maestà"
"Capisco. Ne hai per tanto?"
"Ho finito, maestà. Come sta oggi?"
"Non sono sereno, Eumeo, ho fatto sogni strani"
"Sempre lo stesso sogno, maestà?"
"Sempre quello. E stamattina..."
"Sa che tengo sempre gli occhi sull'orizzonte; nessuna nave neanche oggi, maestà; può stare tranquillo. Anche oggi Ulisse non dovrebbe arrivare".
"Bene, bene..." mi risponde lui con un brivido a sentire quel nome terribile.
"Nel caso, ovviamente..."
"Correrò al palazzo, veloce per quanto posso".
"Grazie, Eumeo".
"Maestà, mi faccia compagnia come un tempo. Va sempre così di fretta, così agitato. Mi racconta ancora di come passaste il famoso stretto?"
"Non chiamarmi maestà. Non sono io il re di quest'isola."
"Avete sposato la regina, però"
"Ha insistito lei. Una questione di gratitudine, penso."
"Ve lo meritate, per averci liberato dai pretendenti arroganti".
"E' stata un faccenda gloriosa, in effetti. E tu eri al mio fianco".
"Così fate commuovere anche me. Sedetevi, vi prego".

Si siede, ancora coi lucciconi. "In confidenza, maestà, perché continuate a mentire? Sappiamo tutti chi siete. Vostro padre, anziano com'è, volete dargli ancora dolore? E vostro figlio, che fingete di non riconoscere? Non fa altro che piangere quando viene qui. Vorrebbe tanto riabbracciare suo padre."
"Davvero?"
"Sì, davvero."
"Ma io non sono lui, cosa posso fare?" mi dice piangendo a dirotto. Mi trema il cuore, ma stanotte mi è venuta un'idea.
"Maestà, andate a prenderlo"
"Chi?"
"Ulisse. Andate a cercarlo e portatelo qui. Vi sarà grato e vi lascerà restare."
"Ma ho sposato Penelope..."
"Glielo spiegherete, vedrete che capirà. Non aveva comunque deciso di sposare uno dei pretendenti?"
"Sì, vero."
"E voi lo avete impedito. Coraggio!" Lo vedo alzare la testa dalle mani, col volto ancora umido. D'un colpo è felice.
"Vado, Eumeo!"
"Ci vediamo presto"
"Tornerò con Ulisse!"
"Ne sono sicuro!"

E così è partito, più in fretta che poteva. La regina è venuta qui, fuori di sé.
"Eumeo, ma cosa gli hai detto? Sei impazzito peggio di lui?"
"Mia signora, Telemaco ha diritto a rivedere suo padre".
"Ma potrebbe non tornare! Ti sembra in grado di affrontare un viaggio?"
"Tornerà, mia signora. E tornerà come Ulisse, il nostro re. Tornerà e sarà come un tempo.
"In ogni caso tutto sarà diverso, quindi." C'è inquietudine e forse tristezza nella voce della mia signora. "Che torni, allora, Eumeo, o ne pagherai le conseguenze!"

Ogni mattina guardo il mare. L'ho fatto per così tanto tempo che non farlo non mi sarebbe possibile. Ancora niente. E' quasi mezzogiorno, il sole è alto nel cielo e una vela si avvista, finalmente, mentre sono in casa a sistemare gli attrezzi. Corro al porto, felice come mai in vita mia. La nave è già attraccata, una figura scende con passo solenne, avvolta nel mantello. La cicatrice si intuisce quando porta avanti la gamba. Ecco, questo è Ulisse.

"Telemaco!" grido. "E' arrivato tuo padre!"
Tutti sono accorsi a vedere, gli abitanti cominciano a inginocchiarsi al loro re. Telemaco è in lacrime. Penelope, la mia regina, un po' incerta. Sospettavo che si fosse affezionata allo straniero, ma col tempo le passerà. Una voce mi chiama, un uomo si sbraccia, ancora a bordo della nave.
"Eumeo, hai visto? L'ho trovato!"



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