Tra mente e anima
“E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te”
La Cura, Franco Battiato
Esiste una forte correlazione tra il disagio fisico e gli stati emotivi. Visto che anche la medicina ufficiale oggi asserisce che molte patologie sono psicosomatiche, com’è che la mente potrebbe parlare al corpo (tanto da modificarne lo stato di salute) se l’energia non fosse qualcosa di attinente all’essere umano?
Pratico l’Analisi Bioenergetica da circa 25 anni, ormai è parte integrante della mia quotidianità. Mi accompagna sempre, mentre cammino, leggo, parlo, mi riposo, faccio la spesa e scelgo i prodotti da acquistare, mentre incontro amici o estranei. Con il tempo la pratica bioenergetica ha smussato spigoli e spostato macigni nel mio modo di vedere e vivere la vita e le relazioni, attraversare i problemi e cercare soluzioni. Mi ha regalato armonia. Ma il dono più grande è stata una maggiore autenticità e la consapevolezza di ciò che vivo nel momento in cui lo vivo.
Quasi sempre so come sto, come mi sento, riconosco velocemente le emozioni che mi attraversano e la loro natura, sento sorgere le reazioni, le riconosco e posso lasciarle andare prima che si attivino, perché c'è sempre un altro modo di poter agire. Se qualcuno mi domandasse a cosa serva essere il più possibile presente a me stessa e consapevole della mia vita interiore ed emotiva, risponderei: “a prendermi cura di me”.
Dal momento che il nostro corpo si trova nel punto esatto di incrocio di tutte le relazioni, con noi stessi, con gli altri, con le esperienze che viviamo e con quelle che hanno segnato la struttura della nostra personalità, è bene fidarsi se ci invia dei segnali. Il ricorso alle varie forme di ricerca del benessere (fitness, pratica sportiva, ballo, training autogeno, yoga, rilassamento, psicofarmaci…) testimonia la centralità di questa tematica.
Uno dei metodi di ascolto più completi è appunto l’Analisi Bioenergetica, uno spazio di tempo da passare in amicizia con la propria interiorità psicofisica per incontrare tutte le forme di sensazione che possono essere utili a mettere a fuoco le modalità interiori di fluire delle energie. È possibile connetterci con il mondo recondito, con significati emotivi sconosciuti ma radicati che gli avvenimenti della vita ci hanno lasciato; è possibile uscire dall'abitudine dei pensieri automatici, dai pregiudizi e dalla certezza di sapere come andranno le cose. È possibile dare voce a determinati disagi che ogni tanto si presentano a disturbarci e lasciarli quietare; è possibile che la confusione e i contrasti che a volte scuotono la nostra interiorità si plachino. È possibile che situazioni ripetutamente conflittuali si depotenzino e cresca quindi spazio per la creatività del momento. È possibile muoverci nella direzione della consapevolezza di noi stessi e della nostra intima autenticità.
L'amicizia e l'unione, prima che con il mondo che ci circonda, devono verificarsi dentro di noi: se interagiamo con noi stessi diviene facile anche l'interazione con il prossimo, che non tarderà a sorprenderci piacevolmente. L'interazione è ascolto, l'ascolto è amore. L’ascolto di noi stessi è sempre un atto d'amore il cui riverbero ci lascerà sorpresi. Di solito nella nostra mente si accavallano diversi pensieri, ma non ce ne rendiamo conto: voci, immagini, ricordi, progetti... tutto contemporaneamente. Creare uno spazio significa prenderci un certo tempo, rilassarci e porci in amichevole ed empatico ascolto della parte centrale del corpo, dalla pancia alla gola, ponendoci la domanda: «come sta andando la mia vita ora?».
Con questa domanda ben presente, lasciamo che sorga una breve lista che potrà essere sotto forma di immagini o pensieri, ma non andiamo dietro a nulla, lasciamo che scorra. A ciò che sorge diamo semplicemente dei titoli: la relazione con l'amica, la decisione da prendere, l'impegno di domani... Procediamo lentamente a comporre questa lista ascoltando il nostro corpo dalla pancia alla gola, come se lo stessimo scannerizzando. Probabilmente qualcosa di questa lista non produrrà nulla e qualcos'altro avrà invece leggere risonanze fisiche. Cerchiamo di fissare solo quei due o tre titoli che hanno risuonato in noi. Su questi ci fermiamo ad ascoltare quali emozioni ed effetti suscitano: ansia, gioia, pena, nervosismo. Ci prendiamo dieci minuti per questa esperienza. Se qualcosa ha risuonato, non vuol dire che l'intera situazione non vada bene, ma che qualche aspetto ha provocato la nostra reazione: ora sappiamo che esiste, abbiamo avuto un contatto, è entrato nella nostra consapevolezza. Anche prima esisteva, ma non aveva un nome. Ora che stato nominato, può essere evocato.