Sesso e intimità
Parlando di sesso il più delle volte si sottolineano due funzioni: il piacere e la procreazione. Sembrano queste le motivazioni più immediate e pressanti per farlo, disorientati come siamo da una cultura prevalentemente superficiale. Molto spesso si finisce per dimenticare l’aspetto più importante, anche per la nostra felicità: fare l’amore è fare intimità. Nel modo in cui facciamo l’amore viviamo le relazioni affettive e come realizziamo le nostre relazioni affettive così facciamo l’amore.
Il sesso cambia naturalmente quando l’intimità diviene più profonda.
All’inizio il nostro modo di relazionarci e la nostra sessualità saranno probabilmente liberi da problemi. Ma via via che diventiamo più aperti e vulnerabili potrebbero insorgere difficoltà.
Potrebbero venire a galla paure e insicurezze di cui non ci rendevamo conto: l’intimità più profonda porta maggiore vulnerabilità e con il tempo traumi sepolti, insicurezze e paure.
Potremmo scoprire che il modo in cui facciamo l’amore non è più nutriente e ci lascia la sensazione di essere vuoti e senza una connessione profonda con il nostro partner. Oppure sperimentare diversi tipi di disfunzioni e che il nostro corpo non si comporta come vorremmo.
Potremmo percepire la mancanza della sessualità spensierata che avevamo all’inizio e provare in vari modi a rinvenirla.
Il paradosso sta nel desiderio di intimità senza davvero conseguirla. Due sconosciuti che si spogliano senza intimità finiranno per allontanarsi spaventati, garantendosi quella distanza dal desiderio di amore che appare come soluzione alla paura, ma non lo è davvero.
La sessualità diventa così finta garanzia risolutiva: potrei amare pezzi sessualizzati di te (o feticci sostitutivi), ma non sarò pronto ad amare la tua esistenza. Il desiderio sessuale dell’altro senza contraltare amoroso sdogana la possibilità di “entrare non entrando” nello spazio più temuto e anelato dalla nostra esistenza: l’intimità.
Nella fase iniziale del rapporto sappiamo benissimo che l’altro è idealizzato, tutti fanno esperienza di questo meccanismo che definirei essenziale per la sopravvivenza. Ma cosa accade quando l’idealizzazione finisce? Quando iniziamo a incontrare davvero il diverso da noi, nei suoi difetti e nei suoi limiti che prima non vedevamo? C’è la possibilità che l’idealizzazione ceda il passo alla delusione ed è il caso delle coppie che si separano pur avendo avuto un travolgente coinvolgimento iniziale. Normalmente la frase che accompagna il triste finale è lui/lei è cambiato/a, non è più la stessa persona di cui mi sono innamorato/a. Vero è che nessuno rimane uguale a se stesso nel processo della vita e la coppia dovrebbe evolvere nel tempo, ma non è questo il punto: semmai è l’inizio della fase in cui il partner ci appare per quello che è, magicamente (spesso catastroficamente) spogliato delle vesti dell’idealizzazione che vi avevamo cucito sopra.
Vi siete mai chiesti perché negli incontri sessuali occasionali (quelli realmente tali) o nella pornografia i baci non sono in primo piano?
Due amanti che si baciano suggellano con quest’atto l’incontro misterioso con l’Altro oscuro, non conosciuto: nel bacio i due amanti si scambiano le ‘lingue’ e tale gesto simboleggia il verbale, la lingua intesa come mezzo attraverso cui comunichiamo all’altro. I corpi restano separati ma gli amanti nel bacio si esplorano, si annusano con mezzi primordiali, cercano di comprendere se è possibile un giuramento d’investimento in una relazione, in una progettualità insieme. Nella lingua e con la lingua si scambiano le promesse.
Sarà per questo che il bacio è l’espressione più intima dell’incontro tra due persone?