Rumore Bianco
“…tutti in movimento attraverso rumori continui e senza origine, le bocche semiaperte, i pesci della città.”
Don DeLillo, “Giocatori”, 1977
Uno scrittore “infilmabile” …
Per gli amanti della lett(erat)ura, uno degli autori contemporanei sicuramente più ‘sfidante’ è Don DeLillo. Il geniale scrittore americano, classe ’36, è annoverato, assieme a Joseph Heller e Thomas Pynchon, tra i ‘padrini’ del filone postmodernista (definizione, in realtà, piuttosto fumosa e che mette assieme una molteplicità di scrittori molto eterogenei per stili e tematiche affrontate).
La lettura dei libri di DeLillo impegna non poco. Consistente l’attenzione e la concentrazione richieste per seguire i suoi complessi flussi di pensiero, le architetture sintattiche del suo usus scribendi, l’evoluzione psicologica dei suoi bislacchi personaggi. Ciò detto, è innegabile che opere come Giocatori, Mao II o Underworld, per citarne solo alcune, siano ricche di spunti di riflessione sui temi più cari all’autore newyorkese, sempre guidato da un rigoroso impegno etico mischiato a una vena di denuncia sarcastica nei confronti della realtà, considerata, nella sua frammentazione, disumanizzata (e spesso incomprensibile).
L’opera che ho trovato più godibile, e fruibile, è stata il capolavoro Rumore Bianco (1985) in cui DeLillo mette a nudo tutte le idiosincrasie, paranoie e paure della middle class statunitense, all’interno di una società irrimediabilmente ‘malata’, ipertroficamente consumista e, sotto sotto, consapevole di non poter coltivare/alimentare il cosiddetto american dream per n ragioni (tra cui un ruolo di primo piano lo hanno le nuove tecnologie e i media).
In ogni caso, di una cosa sono sempre stato convinto: DeLillo è uno scrittore “infilmabile” …
… “filmato”!
Infatti, lo scorso agosto è stato presentato a Venezia l’adattamento cinematografico di Rumore Bianco, disponibile da fine dicembre 2022 anche sulla piattaforma Netflix. A tentare la titanica impresa è stato quel Noah Baumbach che nell’ultimo ventennio si è imposto tra i registi e sceneggiatori più talentuosi in circolazione. Forte del meritato successo di opere quali Il calamaro e la balena (2005), Il matrimonio di mia sorella (2007) e il più recente Storia di un matrimonio (2019), Baumbach (anch’egli newyorkese come DeLillo) ha provato a mettere in scena, in due ore abbondanti, il complesso plot del libro. E, devo dire, nonostante alcune stroncature ricevute dalla critica, con credibilità e qualità di scrittura. A mio modesto parere, consigliatissimo sia per gli amanti di DeLillo che di Baumbach.
Certo, non tutti gli snodi della vicenda sono riuscitissimi (in particolare l’ultima mezz’ora è un po’ deboluccia) ma nel complesso il film tiene, con punte di tensione drammatica nella corposa sezione centrale del film, in cui un treno carico di materiale chimico deraglia vicino alla pacifica cittadina del midwest dove si svolgono le vicende, sprigionando una nube tossica di incerta e inquietante natura, che costringe le autorità a evacuare frettolosamente le famiglie della zona. Angosciante. Meno male che è solo fiction…
03/02/2023 – East Palestine (USA, OH)
Un treno carico di materiale chimico deraglia vicino a una pacifica cittadina del Midwest, sprigionando una nube tossica che costringe le autorità a evacuare le famiglie della zona…
Un attimo… questa frase mi pare di averla già scritta poco sopra...
Si, peccato che questa seconda volta sia riferita non a una situazione fittizia bensì reale. Il 3 febbraio scorso, infatti, un treno merci composto da 150 vagoni (sic!), di proprietà della Norfolk Southern, è uscito dai binari vicino a East Palestine, Ohio, a pochi km dal confine con la Pennsylvania, dove era diretto.
L’EPA (Environmental Protection Agency) ha pubblicato la lista delle sostanze disperse: cloruro di vinile, fosgene e cloruro di idrogeno (sottoprodotti del cloruro di vinile che viene usato per la produzione di PVC), acrilato di butile and many more. Tutta roba pacificamente cancerogena. Mentre i pesci del vicino fiume morivano a decine di migliaia (fonte: ANSA che riporta un comunicato del Dipartimento per le Risorse Ambientali dell’Ohio), le autorità tranquillizzano: “nessuno (dei pesci, NdR), apparteneva ad una specie protetta o in via d’estinzione”. Molto bene, siamo tutti più sereni adesso. Anche perché i contaminanti ritrovati nelle acque parrebbero, appunto, dannosi per i pesci ma non per l’uomo (ri-sic!). Intanto la popolazione locale è infuriata, cogliendo lo iato tra le rassicurazioni delle autorità pubbliche da un lato e i sintomi che avvertono dall’altro: bruciore e arrossamento degli occhi, odori persistenti di vernici, mal di testa, nausea, ansia per l’esposizione alle sostanze tossiche. Qualcuno ha già definito East Palestine come una “Chernobyl 2.0”. Palese esagerazione. Anche perché gli Usa hanno già avuto, e ben sette anni prima di Chernobyl, nel 1979, il loro disastro nucleare: quello della centrale di Three Mile Island, in Pennsylvania. Disastro per il quale il governo ha già pagato, nel corso dei decenni, una miliardata di dollari per la bonifica (e pare ne avrà ancora fino al 2036!). Ma questa è un’altra vicenda.
Il (post) post-moderno di DeLillo nel 2023, ovvero quando la cornice comincia a sfaldarsi
Tornando ai fatti di East Palestine, non ho potuto non collegarli a quanto descritto da DeLillo quasi 40 anni fa in Rumore Bianco. Nel libro, e nel film, i risvolti dell’emergenza collegati alla nube tossica fanno crollare la facciata di efficienza tecnologica e felicità consumistica incarnate dalla famiglia del protagonista, il professore universitario Jack Gladney (impersonato dal solito, straordinario, Adam Driver, attore ‘feticcio’ di Baumbach). Sotto quella facciata cosa rimane? La risposta che dà DeLillo è un vuoto totale di idee e valori nel quale cadiamo non appena qualche elemento del rassicurante Sistema in cui siamo immersi comincia a incepparsi, a farci barcollare, e deviare, da un’ineffabile strada che fino a quel momento ci pareva priva di ostacoli.
Per cittadini del Mondo Occidentale di mezza età, come il sottoscritto, appartenenti alle ultime coorti della cosiddetta Generazione X, e che quindi hanno vissuto solo “di striscio”, in tenerissima età, le angosce del rischio dell’Olocausto Nucleare durante la Guerra Fredda, mai come oggi la concatenazione di eventi traumatici (pandemia, guerra, crisi climatico-economica-sociale, drammi umanitari) ci costringe a gettare uno sguardo rivelatorio dietro la cornice di benessere, ormai sfaldata, cui eravamo abituati a nasconderci.
Il treno e la nube tossica di East Palestine, in questo contesto, pare essere solo uno dei tanti, quotidiani e dolenti sberleffi che danno alimento a questo sfarinamento. E, a differenza di quanto accade durante i titoli di coda del film, non basterà ad esorcizzarlo un gioioso balletto collettivo davanti alle casse di uno sfavillante e coloratissimo ipermercato…
P.S.: mentre sto scrivendo (6 marzo u.s.), leggo che un altro treno della Norfolk Southern è deragliato, sempre in Ohio, vicino Springfield: “Nonostante il treno non trasportasse materiali pericolosi, le autorità locali hanno richiesto ai residenti della zona di mettersi precauzionalmente al riparo”. Insomma, non viaggiate sui treni se vi trovate in Ohio…