Il risveglio del drago
In Cina avere coscienza di classe, lottare per i lavoratori, per i diritti e per la libertà, significa ribellarsi al dispotismo neo-monarchico del cosiddetto Partito Comunista Cinese. Un moloch reazionario che non ha uguali al mondo e che il buon Wilhelm Reich chiamerebbe fascismo rosso o forse peggio. Non possiamo neppure chiamarla dittatura comunista, perché la Cina presenta molte differenze di classe e non ha nulla da invidiare al resto dell’universo capitalista avendo plasmato alcuni degli uomini più ricchi del pianeta, come i feudatari dell'high tech, legati alle rinate triadi mafiose.
La cosa più allucinante però è rappresentata dal fatto che la Cina continua a sequestrare intere aree del suo paese con milioni di cittadini reclusi in casa per semplici contagi, anche ora che il covid non rappresenta più una vera emergenza sanitaria, ma forse non l'ha mai rappresentata. Un paese talmente militarizzato e autoritario che, per colpa dei protocolli statali, sono morte carbonizzate decine di persone in un grattacielo lager dal quale non si poteva uscire manco in caso di incendio.
Oggi finalmente il popolo si ribella, scende in piazza ed è represso violentemente dal regime. Centinaia di manifestanti arrestati, ma il Re Sole d'Oriente non pare voglia scendere a patti con la popolazione, annunciando ulteriori restrizioni. La Cina è un ibrido che fonde il peggio delle dittature passate, del turbocapitalismo, con l'aggiunta di una visione degna della più avveniristica distopia orwelliana. Per questo piace tanto come modello sperimentale alle avanguardie transumaniste neoliberiste occidentali. Non solo, questo è uno dei tanti motivi per cui, dalla fine degli anni ‘70, con la morte di Mao, i vertici del Partito Comunista cinese sono entrati poco alla volta negli alvei massonici sopranazionali a trazione turbocapitalista, come la Three Eyes. Non è casuale che, negli ultimi quarant’anni, la Cina abbia fatto un salto quantico proprio in quella direzione.
Fu Kissinger a individuare nella rinata Cina un partner da conquistare e cooptare, pur mantenendolo avversario apparente, o reale solo su un piano più profano. L'attuale premier cinese è parte integrante del sistema transnazionale che vuole implementare nuove modalità di controllo capillare della popolazione attraverso la scusa vergognosa dell'emergenza sanitaria. Emergenza che, ovviamente, non finirà mai.
L'11 dicembre 2001, nella riunione svoltasi a Doha, venne deciso l’ingresso della Cina nella World Trade Organization (WTO). Cina che si è impegnata nella circostanza a garantire alle banche straniere l’accesso al proprio mercato a partire dal 1° luglio 2007, dopo un periodo transitorio tutt’ora in essere, fino a entrare nel cuore del capitalismo. Osservando ciò che sta accadendo in questi giorni nella terra del dragone, anche i più cocciuti capiranno a cosa sia servita l'emergenza sanitaria nel mondo e a cosa servirà in futuro la digitalizzazione pervasiva. La risposta a questo nazismo da terzo millennio è una sola: la presa di coscienza della popolazione esasperata dai tanti soprusi, la piazza e la mobilitazione generale.
L'eggregora alveare imposta da millenni di barbarie al povero popolo cinese, sia sotto forma di dinastie imperiali che di regimi comunisti, inizia a scricchiolare. I cinesi stanno prendendo coraggio e vogliono autodeterminarsi contro la corruzione, la malavita e la violenza del loro regime. I totalitarismi esasperati e senza apparenti contraddizioni sono poco elastici, si rompono come un vaso d'argilla, è solo questione di tempo. Per questo motivo gli abili burattinai occidentali hanno voluto favorire la modernizzazione della Cina, ben sapendo che un giorno sarebbe implosa e anche per scongiurare un potenziale partner che li sovrasti.
Ne vedremo delle belle.