Io e Diego
Nella vita corri un rischio grosso: rischi che la storia ti passi accanto e tu nemmeno te ne renda conto. A volte è colpa tua a volte no, le cose capitano.
Per esempio, io sono nato il giorno dopo che Diego Armando Maradona aveva segnava uno dei goal più belli di sempre, su calcio di punizione contro la Juve. Maradona quel pomeriggio dimostrò di ignorare le leggi della fisica, come se fosse facile.
Nel 1986 quando con L'Inghilterra disegnò esattamente la metafora di quella che sarebbe stata la sua vita nel giro di pochi minuti io, con molta probabilità, facevo la cacca.
Nel 1989 quando abbatterono il muro di Berlino avevo da poco compiuto quattro anni e con moltissima probabilità stavo guardando i cartoni animati o qualcosa di simile.
È un paradosso divertente se non ti ci soffermi troppo a pensare.
Ma stavamo parlando del 1986 e di quei quattro minuti. Quelli bravi scriverebbero quei quattro "fottutissimi" minuti, ma io non sono come quelli bravi, inoltre la parola "fottutissimi" la odio, l'ho scritta già due volte e sono due volte di troppo.
Le partite dei mondiali giocate in Messico hanno una luce diversa, come se facesse più caldo di quanto in realtà ce ne sia realmente: credo l’abbia detto Federico Buffa.
La partita è storica. Argentina-Inghilterra è nei libri di storia per due motivi: il goal più infame del secolo e il goal più bello dello stesso secolo. La storia è così, non succede niente per decenni e poi in quattro minuti un uomo mette in scena la parabola della sua vita e ci mette quattro minuti, quattro giri di orologio; esiste gente al mondo che per disegnare una metafora sensata della propria vita ci potrebbe mettere un numero imprecisato di anni e comunque non sarebbe mai così precisa.
La storia di Maradona è la storia di un personaggio letterario, è tutto quello che nell'immaginario di molti rappresenta il Sud America. Maradona sembra scritto da Borges o da Marquez: puro realismo magico. Maradona è capitato ma nessuno sa come, Maradona sarebbe potuto facilmente non esistere e nessuno mai lo avrebbe immaginato così, sarebbe sempre mancato qualcosa.
Capace di gesti esecrabili e di slanci di poesia che agli esseri umani semplicemente non sono concessi, perché gli umani di base sono basici e se compiono un gesto notevole fanno di tutto per farlo notare risultando beceri e vanificando tutto.
Anche Maradona ha vanificato tutto, non prima di essere diventato un culto religioso, la parabola perfetta, come la punizione contro la Juve.
Maradona ci ha messo nelle condizioni di sentirci migliori di lui, e ovviamente non penso fosse intenzionale. Però lo abbiamo fatto tutti. Il personaggio di una serie tv che amo molto diceva che: “Ci vuole una vita a diventare bravi in qualcosa”. Maradona ci ha messo una vita a diventare bravo a essere un cattivo esempio. Probabilmente il migliore dei cattivi esempi.
Il mio rapporto con Maradona è di stima assoluta ed è figlio di quei quattro minuti. In quei quattro minuti io ci vedo l'umanità distillata in due gesti, due gesti semplici: uno sbagliato e uno impensabile. E la grandezza di Maradona è stata nel fare una cosa che tutti avremmo fatto e dopo pochi minuti farne un’altra che nessuno di noi sarebbe stato in grado di fare.
Sta tutta lì la storia, in fondo sono quattro minuti, mica quattro ere geologiche, e mentre penso visualizzo le immagini, un'estetica improbabile, una luce bruciata. Se non l'avesse fatto sarebbe rimasto Maradona, il cattivo esempio?
E poi a volte mi chiedo cosa sarei in grado di fare io in quattro minuti e le risposte non sono mai molto interessanti.
Maradona però ha ignorato il tempo come ha ignorato la fisica, si è ribellato alla statistica, al conformismo, ha trasformato qualcosa in qualcos'altro come fanno i creatori nelle storie religiose. Ha preso il tempo e lo ha dilatato e lo ha messo nella storia mentre Victor Hugo Morales in lacrime si chiedeva da che pianeta venisse.
Una canzone a me molto cara dice non è la fatica è lo spreco che mi fa imbestialire. Lo spreco è rappresentato dal fatto che mentre succedeva tutto questo io probabilmente facevo la cacca, ed è così che va, c'è chi fa la storia del calcio, chi la guarda, chi la giudica dall'alto di non si sa cosa, e chi fa la cacca.
E il concetto di spreco si allarga a macchia d'olio come si allarga incontrollata la voglia di giudicare gli altri senza mai provare a fare qualcosa, non dico dribblare metà della squadra inglese: semplicemente fare qualcosa. A volte ci potremmo mettere anche meno di quattro minuti, più o meno.
Ma è più semplice, a noi fondamentalmente frega questo, lo slancio, rimaniamo in mezzo, tra la morale che non ci permette di toccare la palla con la mano e la mancanza di coraggio che non ci permette di pensare di fare qualcosa di impensabile.
Stiamo lì a dire che tanto non cambia niente, mentre molte persone scelgono di toccare la palla con la mano perché possono, e nessuno gli chiederà di dribblare mezza squadra inglese semplicemente perché può farlo, perché a nessuno importa. Finché ci sarà un "cattivo esempio" che farà qualcosa di peggiore, tutto il resto sarà perdonabile.