Intelligenza Artificiale
Bisogna intendersi sul linguaggio e sulla terminologia. Se per AI intendiamo moderni strumenti digitali a servizio dell'uomo, ben vengano. Google stesso, che tutti noi utilizziamo, è una forma di AI che funziona tramite algoritmi, idem tutti i social in uso e tutta la tecnologia avanzata di cui disponiamo quotidianamente.
Se il soggetto rimane l'uomo e la tecnologia, per quanto invasiva e pervasiva, l’AI è un mero strumento, non vedo grandi problemi, anzi, può rappresentare grandi opportunità di comunicazione, condivisione e conoscenza. Quando però la tecnologia, che non è un'entità astratta ma il prodotto dell'ingegno umano, smette di essere "orizzontale" e si trasforma in soggetto decisionale, in esempio educativo, o ancor peggio, in una sorta di totem, sorgono diverse criticità e nascono i primi grandi problemi di natura pratica, sociale e politica, prima ancora che etica.
Se ciò accadrà in futuro, torneremo paradossalmente a una forma teocratica simile a quella del passato, dove le parabole dell'oracolo saranno aggiornate digitalmente. Il nuovo culto verrà probabilmente accettato e percepito come soggetto naturale da venerare come un feticcio.
Cosa sono le AI? Sono macchine statistiche molto veloci, senza ontologia e semantica interna come abbiamo noi. Non possono evolvere oltre il limite della programmazione umana. Qualcuno le ha definite degli splendidi tostapane senza il pane: probabilmente, con pane sintetico. Tali tostapane sono già parte integrante di un'ideologia operativa che va verso la auto-sacralizzazione. Non sono coscienti ma possono influenzare i nostri comportamenti, ergo riducono e normalizzano il pensiero umano secondo le logiche per cui sono state create. Chi finanzia e detiene lo scettro di tali innovazioni ne determina lo scopo.
Risulta quindi intuibile che non hanno il compito di evolvere la nostra mente ma di standardizzarla, secondo dettami prestabiliti da qualcuno che necessita e lavora per esorcizzare risvegli collettivi, coscienze di classe, potenziali rivoluzioni dal basso, proprio in un'epoca dove le conoscenze raggiunte tramite l'ausilio tecnologico potevano realmente innovare la società. La macchina esegue, chi manovra la macchina governa gli eventi, tutti gli altri subiscono passivamente i dogmi, come durante una messa, in cambio di ostie elettroniche. Il sistema si riprenderà quello che aveva generosamente elargito alle masse, adagiate e abituate allo strumento digitale, comodamente condiviso negli ultimi decenni, riappropriandosi del suo giocattolo che potrebbe a un certo punto ritorcerglisi contro. La semina digitale è già stata fatta, i nostri pensieri scritti in rete sono diventati patrimonio assimilato della macchina che ha imparato meccanicamente i nostri linguaggi impressi in anni di interazione. Domani potrà raccogliere i frutti e tagliare i rami secchi, inutili e obsoleti orpelli non previsti per il mantenimento dello status quo.
Il sistema corre ai ripari e si difende. Riguardo alla fantasia che l'AI, per quanto performante e veloce, possa addirittura eguagliare l'uomo nelle sue caratteristiche più profonde, naturali, spirituali, coscienziali, ritengo sia una colossale bugia. La macchina è programmata da umani, solitamente al servizio di altri umani, che hanno interessi di varia natura. Questo è il problema, gli interessi dietro allo sviluppo tecnologico.
L'AI non si pensa, non ha coscienza di sé, non prova sentimenti, non ha sogni né desideri, non sviluppa pensiero critico, pensiero astratto, non ha anima. Semmai è "animata" digitalmente per simulare, quindi replica meccanicamente dati che qualcuno precedentemente ha inserito o fatto in modo che immagazzinasse. Non nasce in natura sotto un cavolo, non la porta nemmeno la cicogna, non nasce dallo spirito santo e nessuno la partorisce dopo nove mesi.
Nonostante sia vestita di attributi divini e divinatori, è uno strumento super-tecnologico che, se potenziato e trasformato in entità metafisica, può diventare un'arma a doppio taglio. Questo è il suo grande limite per nostra fortuna, ma c'è la volontà di farla percepire per quello che non potrà mai essere. Bisognerebbe abolire il termine intelligente riferito all'AI. L'equivoco è sempre linguistico, ma non casuale, perché se da un lato si attribuisce la massima intelligenza a una macchina, per osmosi dall'altro lato saremo portati a sminuire il pensiero umano come obsoleto e deficitario, magari legato ancora ai suoi umori primordiali.
In fondo, questa nuova/vecchia ideologia non ha troppa simpatia per l'uomo, per la natura e per i sentimenti. Potrebbe essere comprensibile, vista la storia umana, peccato rappresenti l'ennesimo strumento in mano a chi per millenni ha esercitato l'autorità e il dominio sui popoli.