Le 5 ferite emozionali
"Una maschera non nasconde un volto, nasconde una ferita"
Miguel Angel Arcas
Nei miei articoli precedenti ho parlato del tentativo da parte del bambino di non perdere l'amore dei care giver, attraverso la costruzione di una personalità lontana dalla sua essenza, diventando così ciò che gli altri si aspettano da lui.
Questa credenza ha inizio quando il bambino, in momenti precisi della sua infanzia, vive alcune esperienze dolorose che nel lungo periodo si trasformano in veri e propri blocchi emotivi e relazionali. Ad esempio, se una ferita si è formata a 8 anni, è probabile che, anche se ormai adulta, la persona toccata nel vivo di quel dolore cada, proprio in quell’età, nell'emotività del suo bambino interiore. La sofferenza emotiva andrà in altri termini a illuminare quella parte che è spaventata o arrabbiata ma soprattutto indifesa.
Tuttavia, nonostante l'innegabile dolore che riemerge quando una ferita viene sollecitata, quest'ultima può essere considerata come un grande carburante per la nostra evoluzione, ovvero un'opportunità per mettere mano a quel dolore, fare chiarezza e crescere in consapevolezza e compassione.
Se concordiamo con questa visione, possiamo dire addirittura che le persone che fanno sanguinare le nostre ferite sono i nostri più grandi maestri perché, spingendoci a guardare la nostra parte sofferente, ci stimolano a trovare il coraggio per illuminare quel luogo buio dove potrà avere inizio la nostra guarigione.
Le ferite e le maschere
Secondo questa suggestione, le principali ferite evolutive sono 5:
1_RIFIUTO;
2_ABBANDONO;
3_UMILIAZIONE;
4_TRADIMENTO;
5_INGIUSTIZIA.
Quando siamo inconsapevoli e disconnessi al nostro vero Sé, l'ego prende il timone della nostra vita. Siccome quest'ultimo vive e si nutre di timori e insicurezze per un istinto di sopravvivenza e protezione, già in giovane età, a seconda del tipo di ferita impariamo ad indossare una o più maschere.
Le maschere in fondo, sono la somatizzazione della ferita non elaborata.
Le maschere corrispondenti alle ferite sopra elencate sono: la maschera del FUGGITIVO; la maschera del DIPENDENTE; la maschera del MASOCHISTA; la maschera del CONTROLLORE; la maschera del RIGIDO.
La ferita del rifiuto e la maschera del fuggitivo
Chi vive questo condizionamento viene guidato principalmente, dal suo ego e si sente disconnesso alla vita, a se stesso e agli altri. È lontano dalla sua essenza e dal suo cuore, dalla verità e quindi dalla felicità. Straniero a se stesso, nutre diffidenza, rifiuto e paura per tutte le forme di alterità, che vive come minaccia alla sua identità. Tale frattura percettiva crea da un lato l'urgenza di rispondere alle proprie necessità individuali, sottolineando la separazione, dall'altro a ottenere riconoscimento e apprezzamento, ad esempio idealizzando ed emulando una o più persone, principalmente dello stesso sesso.
La ferita da rifiuto è antica e dolorosissima, perché la persona crede di essere respinta totalmente, sentendo addirittura leso il suo diritto ad esistere. Il rifiuto è, in fondo, la negazione dei propri bisogni, desideri e diritti. Alla base di tutti i pensieri emerge la credenza che conferma e nutre una mancata interdipendenza a favore di un senso di separazione ed esclusione.
Per proteggersi dunque, e non mostrarsi dipendente e vulnerabile, chi ha questa ferita tira su un muro tra sé e tutte le esperienze che la vita gli offre. Ne consegue, un alternarsi incoerente e confuso tra il desiderio inappagato di ricevere conferme e vicinanza e allo stesso tempo il rifuggire da ogni manifestazione di intimità e affetto.
Anche il suo corpo sembra sottolineare la paura di essere rifiutato, timore che si localizza simbolicamente intorno agli occhi, che appaiono cerchiati di nero, come se fossero coperti, appunto da una maschera. Il fuggitivo non vuole essere notato e, per occupare poco spazio, appare smilzo, contratto e chiuso in se stesso: le spalle sono curve e le braccia pendono come se fossero incollate alle spalle; il volto e gli occhi sono piccoli e vuoti a sottolineare una mente, piena di pensieri, frenetica e spesso “sulle nuvole”.
Concentrato su di sé e sulla sua attività mentale, fatica a vivere il momento presente e a portare avanti un'attività alla volta. La sua natura inquieta, infatti lo conduce a iniziare molteplici impegni, anche per sentirsi utile al prossimo e ricevere così accettazione e amore. In ogni caso, non volendo mostrare la propria fragilità e la sua "parte piccola" si difende con le uniche due strategie che riesce ad attuare, principalmente: l'attacco o la fuga. La sua azione e i suoi pensieri perdono così incisività, i suoi dialoghi appaiono poco chiari e sconnessi. In un circolo vizioso si sentirà a tratti insicuro ed angosciato mentre altre volte aggressivo e poco empatico, apparendo ambivalente e disequilibrato.
È tuttavia, possibile elaborare questo condizionamento attraverso una maggiore consapevolezza del proprio corpo, costruendo dei confini ben delineati e praticando uno stato di presenza che disciplini la mente e le emozioni. Inoltre, il fuggitivo può sentirsi meno angosciato e timoroso, superando la credenza che il mondo sia un posto ostile e pericoloso, ma soprattutto riconoscendo il proprio valore e accettando se stesso e la vita con gratitudine e speranza.
Per quanto ci voglia tempo e molta auto-empatia, fortunatamente è possibile prendere coscienza della maschera indossata e così iniziare gradualmente un processo di dis-identificazione, di consapevolezza del vero sé e di accettazione e compassione per la propria unicità e complessità.
Accogliendo la realtà così com'è, sarà possibile affrontare ogni esperienza con coraggio e chiarezza, non rifuggendo più il dolore che potremmo incontrare durante il cammino. Anzi, inizieremo a vedere le nostre ferite con altri occhi, utilizzandole come strumento prezioso per trasformarle in feritoie e quindi come via di guarigione per vivere in armonia ed onestà con se stessi e con gli altri.