Il culto del Cargo - InEsergo

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20 Gennaio 2021 - Storie

Storia semiseria a tratti inventata di quanto sia facile essere Dio

Il culto del Cargo
 
Brevissimo cenno storico. Il Culto del Cargo si è originato più o meno verso la fine del diciannovesimo secolo e ha avuto il suo massimo splendore durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le popolazioni indigene del Pacifico vedevano arrivare navi e aerei, oggetti che non avevano mai visto prima, e li scambiavano presumibilmente per dei che gli portavano doni. Fin qui tutto normale.
 
Nell'isola di Tanna in Vanuatu pare che resista ancora il culto di Jon Frum, o John From. Quindi un certo John, che probabilmente si sta godendo la vecchiaia in Kentucky, è letteralmente un dio da qualche parte nel Pacifico e molto probabilmente nemmeno lo sa, probabilmente non è nemmeno lo stesso John, e di John From in quell'arcipelago del Pacifico ne saranno sbarcati migliaia e agli occhi degli indigeni saranno stati tutti lo stesso tipo di dio, con mascella squadrata, alti, biondi. Di primo acchito ci verrebbe in mente che il loro dio in qualche modo possa somigliare a Brad Pitt ma se ci riflettiamo anche Donald Trump è fisicamente ascrivibile a queste caratteristiche.
 
Ma veniamo a dio. Riflettendo sul pragmatismo del tema, si adora colui che ti porta qualcosa e ti cambia la vita in qualsiasi modo, che sia positivo o negativo. Diventi dio se agisci nella vita di qualcuno e John From probabilmente facendo scalo su quell'isola avrà portato con sé qualche tavoletta di cioccolato, un po' come facevano i soldati americani quando sbarcarono in Sicilia, solo che qui un dio già lo avevamo e quelli sono rimasti semplici militari americani. Tante grazie, ma Dio è un'altra cosa.
 
Quindi immaginiamoci John che vive nella sua casetta a schiera tipicamente americana, è dio, ma non dio con la barba bianca, onnipotente, perché quello è Hemingway, lo sanno tutti. John è dio perché probabilmente qualche abitante di Tanna un giorno ha pregato, pregato che qualcuno esistesse e facesse qualcosa di buono per lui e la sua famiglia, e il caso ha voluto che arrivasse John manifestandosi ai suoi fedeli con l’atterraggio di un aereo, e che addirittura si presentasse dicendo presumibilmente Hi, I'm John from... Tanto è bastato. John ha portato la speranza scendendo dal cielo su una macchina volante e a Tanna è stato immediatamente riconosciuto come dio, e chi siamo noi per dire che a Tanna non hanno capito niente e sono dei babbei? Da quando in qua, ad esempio, i monoteisti sono superbi e pensano che Dio sia uno e sia proprio il loro? Non scherziamo, e poi, l'ho già detto, quello con la barba bianca è Hemingway. Dio non l’ha mai visto nessuno. A Tanna invece sì e ci hanno pure parlato, e hanno iniziato a costruire fusoliere di aeroplani con le canne di bambù e a venerarle, perché venera e venera qualcosa dal cielo continuava ad arrivare ed era d'aiuto per le loro vite.
 
John è dio e non lo sa, ma chissà quante persone non sanno di essere dio per qualcun altro. Siamo nell'epoca degli idoli, la cosa è in netta contrapposizione con la dottrina religiosa ma per la società in cui viviamo, eccetto sostanziali eccezioni, la religione è un accessorio gratuito e scintillante da tirare fuori nei momenti di difficoltà come, ad esempio, un'elezione o un'intervista da Barbara D'Urso (ecco, in questo caso dio non ha ascoltato le preghiere e di ciò vorremmo ringraziarlo tanto).
 
In Argentina, per la precisione a Rosario, è stata fondata la Iglesia Maradoniana il cui battesimo consiste nel replicare il goal di mano di Maradona contro l'Inghilterra. Io personalmente non voglio prendermi la responsabilità di affermare che loro stiano sbagliando qualcosa, peccherei di superbia, in fondo la superbia è un peccato e che i peccati esistano o meno di certo quello della superbia non vorrei averlo nel curriculum.
 
Torniamo da John. Avrà vissuto una bella vita, raccontando le sue gesta da pilota durante la Seconda Guerra, ignorando che qualcuno in quel momento lo stava venerando e aspettando. John non ha colpa se non sa di essere dio, quelli che hanno colpa semmai sono quelli che sanno di non essere dio e fanno di tutto per dimostrare il contrario. Ecco quelli sì, quelli sono ridicoli.
 
Ma questa non è la storia di chiunque, è la storia di un John in particolare, che sarà invecchiato, magari avrà anche ricevuto qualche medaglia senza sapere di essere dio per un'isola intera, perché in fondo chi crede in dio cosa gli chiede se non di esserci? La maggioranza delle volte si prega per far succedere qualcosa, John quel qualcosa lo ha solo fatto succedere.
 
Ma il punto è che ognuno di noi alla fine potrà scegliere il dio che vuole, perché seduti da qualche parte racconteremo la nostra storia e lo saprà solo il tempo se saremo stati quelli che pregano o quelli che sono diventati "Dio". Ciò che ci resta da fare è non giudicare le idee degli altri e non metterci sui piedistalli a fare i profeti di noi stessi, pretendendo che quello in cui crediamo sia giusto e tutto il resto sbagliato. I tempi sono duri e non è il caso di appesantirci con personali versioni del Vangelo.
 
In questo momento nel bel mezzo del Pacifico qualcuno starà pregando perché suo nonno gli ha raccontato che si fa così: mi spiace che non arriverà nessun John, ma questo sicuramente non gli impedirà di continuare a farlo.
 
Per quanto mi riguarda se domani qualcuno fondasse il Culto di Dua Lipa io non avrei proprio nulla da ridire.
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